Descrizione
Il 25° appuntamento della rubrica “Spigolature” ci riporta al 21 maggio 1911 quando la comunità di Nuvolera fu funestata dalla tragica morte di alcuni membri della famiglia Raineri a causa di alcune sardine di Nantes avariate consumate durante una cena
La famiglia Raineri è tra le più cospicue e ricche e gode di moltissima stima non soltanto in paese ma anche fuori, come eloquentemente dimostrava il mesto pellegrinaggio che ieri affluiva alla palazzina Raineri.
Da sinistra. Sofia Giovetti, Luigi Raineri, Rachele Raineri
Villa Maria dove la famiglia Raineri viveva
Il capo di essa era il cav. Luigi Raineri ex capo ufficio delle Regie Poste in pensione, già assessore ed ora consigliere del Paese e presidente dell’asilo infantile: un uomo veramente buono e forte ancora sì da nascondere i suoi 61 anni sotto la persona aitante e l’aspetto floridissimo.
Al suo fianco, in felice riscontro, più giovane di lui di qualche anno, sua moglie, la signora Sofia Giovetti. Attorno a loro piene di vita, le figlie Rachele di 28 anni e Gisella di 30.
Fanno ancor parte della famiglia le figliuole, Amalia maritata all’ex farmacista Ascanio Bonadei di Nuvolera, ed abitante in paese e Lina maritata all’egregio maestro Metelli ad Erbusco.
Venerdì sera verso le 19 i coniugi Raineri con le loro figlie Rachele e Gisella, un nipotino, Ottaviano, di tre anni, figlio della signora Amalia Bonadei e la domestica Trabelli Maria di 14 anni, sedevano a pranzo.
Il desinare fu modesto perché essendo di venerdì in piccoli paesi non c’è molto da scegliere in vivande: pasta condita, asparagi all’olio, sardine di Nantes. Di queste n’eran state prese due scatole, e tutte due erano state versate in un sol piatto.
I familiari si ricordano che la signora ne mangiò tre, la signorina Rachele soltanto mezza che neppure inghiottì avendo avvertito il cattivo sapore, ed il bambino Ottaviano ne mangiò una. Non avevano quasi ancor finito di pranzare che tutti, contemporaneamente accusarono dei dolori viscerali chi più chi meno e tutti dovettero rimettere.
Verso le quattro il signor Luigi Raineri disse di sentirsi troppo male; ed ai presenti parve infatti che egli fosse eccezionalmente grave; sicchè stimarono prudente ed opportuno richiamare il medico. Il povero signore, ripetendo i suoi lamenti per i dolori atroci spirava alle 4,40.
Era stato chiamato intanto, per desiderio dello stesso infermo il rev. Arciprete D.Bortolo Colosio, il quale giunse subito dopo spirato il Raineri.
Non erano passati che pochi minuti dalla morte del Raineri quando il medico e l’arciprete furono chiamati nella stanza dove c’erano la signora Sofia e la figlia Rachele, perché quest’ultima era in preda a dolori spasmodici e pareva dovesse soccombere ad ogni istante. Né si ingannavano: anche la povera giovane era in fin di vita e tra poco anch’essa sarebbe stata tocca dall’ala ferale che l’avrebbe condotta di fianco al padre. In quella stanza la morte doveva essere anco più straziante.
Alle 5,30 anche la signorina Rachele spirava. Mentre tutti per non disturbare quel silenzio di morte e di dolori ineffabili e per non allarmare gli altri ammalati versano le lacrime e soffocano in cuore e in gola singhiozzi e i gemiti, cominciano con l’alba là dentro a svolgersi, come sempre avviene dove la pallida dea ha steso il suo velo nero, pietosissime scene di strazio.
Rachele Raineri